



miscelanea
QUI RIPOSANO IN PACE L' ARTE E LA CULTURA. AMEN.
Si perdono i pensieri nella nebbia mentre il treno sfreccia e penso malinconicamente a quanto stia diventando difficile condurre questa doppia vita dividendomi a settimane alternate tra gli amori più grandi della mia vita. Faccio in tempo ad assaporare la gioia di stare col mio compagno che è già ora di tornare dai miei figli e ogni volta, al momento del distacco, mi si lacera l'anima e la tristezza mi attanaglia lo stomaco. Rivedo ancora adesso l'attimo in cui si sono incontrati per la prima volta i nostri sguardi e ricordo bene di aver pensato che aveva l'espressione di chi ti prende perennemente per i fondelli, e forse è stato proprio allora che ho cominciato ad innamorarmi. La sua anima è pura, spesso infantile ma proprio per questo piena di dolcezza e di amore da dare. E guardando la campagna parmigiana dal finestrino, mi chiedo come ho fatto a vivere senza di lui per tanto tempo e come posso renderlo il più felice possibile, trasmettendogli tutto il mio amore e dedicandomi il più possibile a lui per il resto di quel po' di vita che mi rimane da vivere. E poi penso a quanto sia ingiusto che le cose belle debbano succedere sempre tanto tardi, o forse sono belle proprio perché arrivano quando ormai non ti aspetti più nulla dalla vita, quando cominci a fare un bilancio e ti rendi conto che non sei affatto soddisfatta di quello che hai avuto, perché ogni cosa sembra essere capitata al momento sbagliato e anche il tanto anelato amore, quando è arrivato, eri troppo giovane per comprenderne l'immensità e l'importanza e non sapevi di certo che è un treno che raramente passa una seconda volta. Ma io sono tutto sommato una persona fortunata e non tanto perché il treno è ripassato, ma soprattutto perché l'ho visto e preso al volo, conscia che raramente avrei avuto altre opportunità a questo punto della vita, e ora questo treno sfreccia veloce e mi rende felice quotidianamente, anche solo perché esiste e anche se ogni tanto porta ritardo o ha un guasto al motore, cerco di essere paziente e di curarlo amorevolmente in modo che possa continuare la sua corsa con me sopra e che mi possa sopravvivere , perché per la prima volta nella vita non ho voglia di lasciare cadaveri dietro di me.
Una sirena è un essere speciale, incapace di muoversi sulla terra ma abile nel nuotare anche nel mare più profondo; e il suo canto è irresistibile, più forte di qualsiasi diversità e paura. Cristina, imprigionata dalla nascita in un corpo "imperfetto" che non le permette di parlare nè di muoversi, è una sirena… "senza coda", ma dotata di una voce fuori dal comune. Una voce costretta per anni nel silenzio che riesce un giorno a liberarsi attraverso l’uso del computer, con una forza comunicativa travolgente. Gemma, il personaggio che impersona Cristina nel libro, è fatta di sofferenza e speranza, delusioni e «pezzi di cielo da conquistare» , con accanto i genitori, le amiche come Diana, che le danno qualche preoccupazione e gli amici come Riccardo, che le fanno battere il cuore. Ma più di tutto è fatta di parole, frasi scritte lentamente che vanno dritte al cuore e pretendono attenzione. Una girandola di sentimenti, un tuffo nella realtà di una giovane donna speciale, decisa a non lasciare che la vita le scivoli addosso ma ad afferrarla, per gridare al mondo: sono qui! Sirena senza coda, con tante cose da dire.
Gli autori: Cristina Tonelli, vent’anni, cerebrolesa dalla nascita, frequenta la terza classe del liceo sociopedagogico. Ha imparato a comunicare grazie all’uso del computer e a una particolare tecnica di comunicazione facilitata. Nel 2008 si è aggiudicata, con una recensione teatrale, il premio giornalistico Volpini di Pesaro, riservato agli studenti delle medie superiori. Sirena senza coda è il suo primo lavoro editoriale, il suo sogno è diventare giornalista.
Giancarlo Trapanese (1954), scrittore, giornalista, vice caporedattore della sede Rai per le Marche, docente di Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisivo presso la facoltà di Scienze delle comunicazioni dell’Università di Macerata. Ha pubblicato: Se son fiori (2005), Luna traversa (2006), Da quanto tempo (2007).
Venerdì 30 ottobre alle 21,15 aula magna della facoltà di ingegneria ad Ancona presentazione del libro.
Un paese che fu bandiera di liberta' e cultura e' comandato oggi da un
politico che censura l'informazione che non gli e' gradita. Che cosa e'
successo all'Italia? Perche' coloro che l'hanno amata fanno cosi' fatica a
riconoscerla?
Di Juan Arias - El Pais
Ho vissuto in Italia piu' che in Spagna: circa 50 anni. A questo paese che,
secondo l'Unesco, riunisce il 36% dell'arte di tutto il pianeta, devo molto
sia umanamente che culturalmente.
In Italia, dove studiai, dove ho respirato per la prima volta l'aria pura
della liberta' - arrivando dal paese della censura, delle condanne a morte
arbitrarie, dell'inesistenza dei partiti politici - mi diedero la
cittadinanza per meriti culturali. Li' votai per la prima volta nella mia
vita. Avevo piu' di 40 anni. In Spagna non si votava, si viveva solo nel
terrore.
Ricordero' sempre quella mattina quando potei inserire la mia scheda
elettorale nel segreto dell'urna. Il mio voto, mi dissero, ne valeva mille.
Erano elezioni in cui gli italiani iniziavano a stancarsi dei politici, e
questo invitava all'astensione. La Rai mi intervisto' chiedendomi cosa
provava uno spagnolo che poteva votare per la prima volta. Parlai della mia
evidente emozione e osai chiedere a coloro che intendevano disertare le urne
che andassero a votare come a risarcirmi per non averlo potuto fare a mia
volta per cosi' tanti anni. Dalla radio, in seguito, mi telefonarono per
dirmi che migliaia di persone, comprese famiglie intere, volevano che io
sapessi che erano andate a votare per me.
In Italia ho potuto pubblicare quello che nel mio paese non mi era
consentito. Riviste e quotidiani mi hanno aperto le loro porte. Ho goduto
del privilegio di conoscere e intervistare i personaggi della letteratura e
dell'arte che in quel periodo facevano grande il paese di Dante e Leonardo,
scrittori come Fellini, Pasolini, Sciascia, Italo Calvino; stilisti come
Valentino, Armani, Missoni; grandi imprenditori come Agnelli o Pirelli;
magnifici editori come Einaudi o Feltrinelli. e politici degni come
Berlinguer o Moro, o giudici capaci come Falcone, con il quale parlai alcuni
mesi prima che fosse assassinato. Durante il mio incontro con il giudice
Falcone eravamo circondati da un sacco di polizia armata fino ai denti e di
sirene: "E' tutta scena. Quando la mafia decidera', mi uccideranno lo
stesso" mi disse il magistrato partendo con un mezzo sorriso triste. Lo
uccisero.
Quella era un'Italia che io amavo appassionatamente e nella cui lingua
scrissi i miei primi libri.
Fino a che arrivo' Silvio B. Lo vidi atterrare a Palermo, capoluogo della
Sicilia, cuore della mafia, in elicottero, come un dio pagano. Era alla sua
prima candidatura. In pochi credevano che quell'istrione, che mai aveva
avuto a che fare con la politica, in un paese tanto politicizzato come
l'Italia potesse vincere. Io scrissi sul mio quotidiano che sarebbe stato
eletto. Vidi quel giorno a Palermo quasi mezzo milione di persone alzare le
braccia verso l'elicottero che portava il Salvatore.
La mafia siciliana aveva cambiato bandiera. Abbandonava la potente
Democrazia Cristiana, fino ad allora la sua signora, per offrire il bacio e
il suo voto all'imprenditore di cui si diceva che avesse l'arte magica di
creare posti di lavoro dal nulla. Da quel giorno l'Italia inizio' ad entrare
nel tunnel della decadenza. Io me ne tornai in Spagna.
Ora vedo, come in un incubo, che gli italiani, che a me avevano dato il
piacere della liberta' di informazione e di espressione, devono leggere El
Pais per poter conoscere le spudoratezze compiute dal loro Cavaliere. Dov'e'
quell'Italia che il mondo ammirava e amava?
L'Italia mi difese quando il governo del dittatore Franco voleva processarmi
per aver pubblicato un articolo che riguardava il comportamento della Chiesa
spagnola durante la dittatura militare. Mi convocarono a Madrid. Fui
ricevuto dall'allora ministro Giron, a casa sua. Mi disse che un ministro
aveva portato il mio articolo al Consiglio dei Ministri chiedendo la mia
testa. Al termine del Consiglio, Franco si limito' a chiamare il ministro
Giron e gli disse: "Lascia vivo questo ragazzo, altrimenti andiamo a farne
un martire in Italia. Pero' chiamalo e raccontagli cosa e' successo". Era un
avviso chiaramente mafioso. Cosi' era allora in Spagna. Cosi' e' oggi, o
quasi, in Italia.
Nelle mie notti insonni mi chiedo come sia potuta avvenire una tale
metamorfosi. Come si sia arrivati a questa triste Italia di oggi. Posso solo
farmi alcune domande partendo dalla mia lunga esperienza italiana.
Perche' B vinse la prima volta, quando gia' circolava un libro che
raccontava i suoi misfatti e le illegalita' commesse come impresario edile a
Milano? Perche', quando erano al potere, i socialisti di Bettino Craxi, che
fini' la sua vita in esilio ricercato per corruzione, permisero a B di
creare il suo impero televisivo contro tutte le norme della Costituzione?
Che fecero, o cosa non fecero, i comunisti, eredi del severo e onorato
Berlinguer, quando dopo piu' di 40 anni di lotte per avere il potere lo
raggiunsero e lo gestirono cosi' male che gli italiani preferirono eleggere
B? In che cosa furono ingannati gli italiani? Perche' persero cosi'
velocemente l'essenza di quel che era stato il maggior partito comunista
d'Europa, che riuniva sotto le sue ali e proteggeva dalla mediocrita' della
dx tutta l'intelligenza, l'arte e la cultura del paese?
Un partito, insisto, che aveva come leader un Berlinguer sempre timido e
schivo, come doveva essere un figlio dell'austera Sardegna, pero' onesto,
rispettato e tanto amato. Il giorno della sua morte si paralizzo' la citta'
di Roma e due milioni di persone si riversarono per le strade come se la
squadra nazionale di calcio avesse vinto il mondiale.
A quel tempo ero un critico severo dell'allora potente Democrazia Cristiana,
che da 40 anni deteneva il potere e che fini' travolta dagli scandali per la
sua corruzione. Oggi, a tanti anni di distanza, devo riconoscere che quello
che vedo ora e' peggio. Ed e' davanti agli occhi di tutti. La Democrazia
Cristiana, profondamente conservatrice, aveva, comunque, un profondo
rispetto per la liberta' di espressione dei giornalisti. Conservo ancora
alcuni biglietti, scritti con la calligrafia grande di Fanfani o quella
minuta di Andreotti, entrambi piu' volte a capo del Governo. Ogni volta che
pubblicavo un articolo critico rivolto all'uno o all'altro, arrivava al mio
ufficio un motociclista che mi portava uno di questi biglietti, dove mi
ringraziavano per quello che avevo scritto su di loro.
Quando la Spagna stava per entrare nell'Unione Europea, il ministro degli
Affari Esteri italiano era Andreotti. Nella ambasciata italiana a Madrid,
alcuni piu' realisti del re decisero di analizzare i miei articoli,
concludendo che ero eccessivamente critico nei confronti dei politici
italiani. Chiamarono l'ambasciatore spagnolo a Roma e, con evidente
atteggiamento mafioso, gli ricordarono che l'assenso dell'Italia era
fondamentale per l'entrata della Spagna nella Comunita' Europea e che i miei
articoli non piacevano.
La notizia arrivo' alle orecchie di Andreotti, del tutto ignaro della
vicenda. Quella mattina mi chiamo' per offrirmi un'intervista. Mi ricevette
a braccia aperte. Non si parlo' della faccenda. Mi racconto' aneddoti
inediti sul suo rapporto con papa Giovanni Paolo II. Mi disse che il Papa
polacco a volte lo invitava a pranzo o a cena, e ad assistere con lui alla
messa nella sua cappella privata. Prima di congedarmi mi autografo' un libro
con queste parole: "Al mio caro collega giornalista Juan Arias, con
amicizia". Andreotti si vantava sempre di essere un giornalista
professionista. E sulla porta mi disse. "La Spagna sara' molto importante
nella Comunita' europea. Io votero' a favore". Lo ha fatto.
Andreotti, cio' nonostante, soleva dire che i politici spagnoli mancavano di
"finezza" (in italiano nel testo. NdR). Tristemente, questa "finezza" oggi
manca a tanti politici italiani, a partire dal suo presidente e dalla sua
corte faraonica, a cui l'informazione libera provoca orrore e panico.
Forse non e' vero che agli italiani piace tanto B - per lo meno agli
italiani che conosco io - e forse e' vero che non piacciono loro nemmeno gli
altri politici. A questi altri io diedi il primo voto della mia vita. Come
direbbe Saramago: Triste cosa.
A volte si perdono le persone senza sapere il perché. Se si potesse stare nella testa di qualcun altro per capirne i meccanismi sarebbe tutto più semplice. Ma non è così e quindi bisogna farsene una ragione senza riuscire a dare una spiegazione logica all'accaduto. E' probabile che in alcuni momenti della mia vita, abbia spaventato la gente, perché quando sto male, di quella malattia di cui ormai solo io e pochi altri conosciamo il meccanismo, divento un' altra persona. E' un gioco al massacro a cui probabilmente è difficile assistere in silenzio. Ma in quei momenti quello che chiedo è proprio di assistere in silenzio, cercando di capire e amandomi per quello che sono. E' cosi difficile? Probabilmente si e per molti è impossibile. Ed è così che ho perso molte persone che si sono allontanate alla chetichella e qualcuno mi ha addirittura scansato come se avessi la peste. Ma io chiedo a queste persone: “ chi credete d'essere per giudicare e catalogare un essere umano solo perché ha una sofferenza interiore che lo fa allontanare dal mondo?”. E' in questi momenti che ho visto chi realmente mi era amico ed è avvenuta così una selezione naturale. Perché anche io ho sbagliato spesso valutazione dando fiducia a gente che non la meritava affatto e che si è fermata alla superficie senza voler capire cosa c'è dietro un atteggiamento spavaldo, canzonatorio e provocatorio e ferendo la mia sensibilità, calpestando i sentimenti e usandomi fino a che sono stata anfitrionica e aggregante, per poi evitarmi quando mi sono richiusa a riccio e ho smesso di mangiare e di parlare. Ma io non ne voglio a questi esseri, perché troppo piccoli d'animo per capire, troppo legati solo alle apparenze per riuscire ad accettare una sofferenza che non capiscono. E' gente mediocre che vive solo di cose materiali e che non si mette mai in discussione, anche perché se lo facesse, sarebbe probabilmente la prima a soccombere alla propria coscienza. E come biasimarla? Ho visto e vissuto in prima persona l'infelicità di essere viva, il sentirsi fuori posto ovunque, accorgersi di non avere più nulla da dire perché tutto risulta banale e già detto ma soprattutto vivere con noia ogni istante sapendo già quale sarà la conclusione. E poi onestamente anche io non voglio più queste persone vicino, non voglio più avere a che fare con sanguisughe e non ho più quel bisogno spasmodico di essere capita a tutti i costi. Ma chi se ne frega se non capiscono, tanto per mille che non possono comprendere ce ne sarà sempre uno che entra in sintonia con me e a cui non devo spiegare nulla. Si deve solo aver pazienza e aspettare ...forse per mille anni...
Si potrebbe scrivere di qualsiasi stato d'animo, ma chissà per quale motivo mi viene il desiderio di farlo quando sono triste. Eppure a volte mi rammarico di non aver impresso su carta dei momenti bellissimi, che so che difficilmente torneranno, mentre la tristezza arriva nei momenti più impensati senza dare il preavviso, e mi ritrovo a fissare la tastiera con la voglia di far esplodere le parole. Ora sono in uno strano limbo misto di paura e totale incoscienza, quell'incoscienza che mi ha permesso di sopravvivere fino ad ora.
Sono di nuovo ad un bivio e devo fare delle scelte che una volta di più mi sconvolgeranno la vita, mettendomi nella condizione di dover ricominciare tutto da capo e, ovviamente per me, le mie decisioni sono quasi sempre di natura affettiva,da cui poi deriva di solito il cambio di città, di abitazione e magari anche di lavoro.
Questa volta però c'è di mezzo anche l'insofferenza che ho nei confronti di questa ridente cittadina morta, che mi è diventata ormai intollerabile e che in quattordici anni mi ha ucciso con la sua provincialità, per cui oggi all' ennesimo mio rientro in treno da Piacenza mi sono ritrovata a fare il definitivo punto della situazione . A prescindere dal fatto che mi sono resa conto che non ho mai trovato pace in nessuna città, per cui di fondo credo ci sia un' acuta insofferenza, ma mai come questa volta ho vissuto male un posto. Abituata com'ero a vivere in città grandi dove comunque c'era qualcosa da fare se non avevo voglia di stare a casa, mi sono ritrovata in un paesotto dove per occupare il tuo tempo libero il massimo che ti viene proposto è l'aperitivo o il caffè al bar. E questo è l'unico tipo di vita sociale che viene offerto a Fano, dove signore, presumibilmente donne di casa, alle nove del mattino vestite e truccate di tutto punto come se dovessero andare a una festa, stanno beatamente sedute nei bar a prendere il caffè spettegolando su chiunque. Mi è diventata insopportabile l'aria di benessere che si respira. In un momento storico in cui la nazione sta andando a rotoli, Fano viene denominata “l'isola felice”, perché quasi tutti hanno i soldi e non esiste il concetto di rinunciare a qualcosa. Tutti i fanesi sono benestanti, mentre chi viene da fuori viene guardato come un Ufo, e tagliato fuori perché non facente parte della “famiglia”. Ho avuto spesso la sensazione che pur vivendo geograficamente in un paese ai confini con l' Emilia Romagna, in realtà a volte sembra di stare nel profondo sud, dove regna indisturbata la mafia. Ebbene, purtroppo anche a Fano esiste a mafia e io l'ho potuto provare sulla mia pelle con il lavoro, e non avendo conoscenze sono stata tagliata fuori in maniera anche violenta che mi ha portato una grossa sofferenza e la sensazione perenne di essere inadatta a quella realtà. Poi diventa difficile vivere come un' emarginata e credo di aver capito cosa provano gli extracomunitari, anche se loro onestamente sono molto più tutelati di noi.
Comunque non tutto è stato negativo nella mia permanenza forzata a Fano, per esempio ho scoperto che è normale fare scambio di coppie o mettere le corna al marito, perché è praticamente lo sport preferito da tutti e quando all'inizio rimasi un po' perplessa conoscendo questa realtà perché nelle città dove ero vissuta fino ad allora non mi era mai capitato di assistere così di frequente a queste situazioni di coppia, mi guardavano tutti ridacchiando e pensando probabilmente che ero proprio tonta. Mi sento un’esiliata, come se stessi scontando una pena per qualche colpa commessa di cui però non ho conoscenza. In quattordici anni anni mi sono costruita, nella casa in affitto in cui vivo, la turris eburnea, da cui vengo fuori solo per sbrigare le commissioni d’obbligo ma in cui corro a richiudermi per non essere costretta ad avere la possibilità di incontrare qualcuno a cui non saprei proprio cosa dire, dato che gli argomenti delle donne qui sono inerenti solo l’abbigliamento, i viaggi e i ristoranti. Non so quanto potrà durare ancora l’esilio, ma sicuramente non più di un altro anno, dopodichè raccoglierò quello che posso e andrò per altri lidi, probabilmente da dove sono venuta, dove potrò ritrovare gli amici di sempre e sicuramente un’apertura mentale più adatta alle mie corde e pensare a questo periodo come ad una delle mie esperienze più strampalate da cui l’unica cosa che ho imparato di certo è che devo stare molto alla larga dai paesotti;-)
Martedì 12.05.2009, alle ore 21,00, verrà presentato a Milano, presso L’UMANITARIA (entrata a ingresso libero da Via S. Barnaba, 48), il nuovo manifesto artistico denominato R.A.O. (acronimo di: “REALITY ART OPEN”), unitamente ai principi ispiratori della perfomance multimediale poliartistica denominata “Sinfonia d’arte R.A.O.” e del libro: “Il tesoro più nascosto” di Master e Michelangelo Magnus.
All’incontro saranno presenti: L’Avv. Massimo Colangelo (Michelangelo Magnus), il Prof. Alberto Cesare Ambesi, il Dott. Diego Barzaghi, l’Arch. Silvia Capiluppi, il Dott. Francesco Luzza, il Maestro Ercole Pignatelli, la pubblicitaria Liliana Paoloni, la Prof.ssa Ornella Piluso e la cantante Cristina Vaira, che dibatteranno e presenteranno le principali novità introdotte dal movimento R.A.O.
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I principi dell’avanguardia artistica R.A.O. in sintesi:
1) l’attinenza con la realtà, almeno come spunto;
2) l’interrelazione tra chi crea l’opera e chi è oggetto dell’usufruizione della stessa, che nella fattispecie avrà il potere di influire in tutto o in parte sull’atto creativo e/o sull’oggetto del creato;
3) lo stimolo alla creatività che coinvolge l’utente finale a diventare lui stesso parte, continuatore o innovatore dell’opera;
4) la solidarietà e lo scambio dei ruoli;
5) la multimedialità dell’opera che deve sempre coinvolgere più discipline artistiche (arte qui intesa in senso lato);
6) l’aspetto magico o simbolico o fantastico (questo aspetto sembra in apparente contrasto con gli altri requisiti, ma così non è, perché nella realtà c’è sempre un aspetto magico, anche se spesso occulto ai più). Inoltre in uno stile aperto, l’importante è che lo spunto di partenza sia reale, ma nulla vieta che l’onirico s’intrecci con il reale, come faceva Fellini, in quanto anch’esso è parte dell’uomo. Ciò permetterà di uscire da schemi fissi e di lasciare aperta una porta su sviluppi futuri.
Si avrà un’opera “RAO” (o “RAM” acronimo di Reality Art Magic), se almeno 3 dei 6 requisiti suggeriti, saranno rispettati.
Dettagli della manifestazione del 12.05.09
Dopo la rappresentazione dell'opera multimediale poliartistica R.A.O. avvenuta il 7.5.09, nella giornata del 12.5.09, verranno discussi i principi cardine della Propulsione Artistica Solidale R.A.O. e i potenziali sviluppi per il futuro, c/o l'Umanitaria di Milano (saletta cinema, ingresso da Via S. Barnaba, 48, l’entrata è posta sul retro del Tribunale), nell'occasione verrà presentato anche il II° libro di Master e Michelangelo Magnus: "Il tesoro più nascosto". La conferenza inizierà alle ore 21,00, ma per chi volesse potrà degustare alcuni piatti tipici suggeriti nei libri di Master e Michelangelo Magnus c/o il ristorante "I chiostri di San Barnaba", sito di fronte la struttura, che realizzerà un happy hour, sin dalle ore 20,00 introducendo nel menù tradizionale anche alcuni assaggi delle suddette ricette che diverranno quindi “arte da mangiare”.
L’occasione è di quelle ghiotte, perché nella stessa serata potrete ascoltare una breve presentazione del II° libro di Master e Michelangelo Magnus, che apre l’inizio di una caccia al tesoro vera, con tanto di indizi nascosti in tutta Italia e in parte all’estero e un tesoro particolare “tutto da scoprire”.
L’iniziativa a ingresso libero è aperta a tutti, ma data la limitata disponibilità di posti, sarebbe interessante che la discussione potesse essere raccolta e rilanciata dai media per raggiungere un pubblico più vasto. Grazie a chi ci aiuterà in questa titanica impresa. Michelangelo Magnus
(Per info: www.iltesoropiunascosto.com)
Il termine UKIYO-e, di origine buddista ebbe automaticamente un significato religioso: esso si riferiva alla caducita’ della vita umana e significava alla lettera “Questo mondo di miseria”. Solo verso la meta’ del XVII secolo lo scrittore Asai Ryoi nei suoi “racconti del mondo fluttuante“ (UKIYO Monogatari) definì con questa parola uno stile di vita, la vita voluttuosa dei cittadini di Edo: “Vivere soltanto il presente, ammirare la luna, la neve, i fiori di ciliegio e le foglie d’autunno, godere del vino, delle donne e canti, lasciarsi trasportare dalla corrente della vita, come una zucca vuota che corre galleggiando su un fiume”. Era la vita dell’emergente classe mercantile di Edo che sperperava la sua ricchezza in effimeri piaceri. La mutevolezza di questo “mondo fluttuante” (UKIYO) produsse le immagini (e) che ne immortalarono la evanescente bellezza.
“Ma non vedi di che colore è questo cazzo di sangue?” “Perché? Di che colore dovrebbe essere?” “Rosso no? Invece è un colore torbido, bordeaux, quasi nero. Non è normale, non è fluido, non quel morbido liquido che dovrebbe fuoriuscire da una vena tranciata e che ti dovrebbe far morire dissanguato. Cazzo….non mi riesce bene neanche di suicidarmi!!! Andando avanti così mi ci vorranno ventiquattro ore prima della dipartita, e io non ho tutto questo tempo da perdere. Vado di fretta, come sempre. Secondo te quale potrebbe essere il sistema più adatto per fare più velocemente?” “ Veramente non lo so. Non ho mai tentato di suicidarmi. Ma magari se provi con dei barbiturici fai prima…” “ Già fatto, sono solo riuscito a fare una bella dormita come erano anni che non ne facevo più .Ma a parte questo non ho ottenuto di più.” “Ma mi spieghi perché devi morire a tutti i costi? La vita non è poi così male..” “Si lo so. Ma non è male se hai tutte quelle cose che ogni essere umano desidera. Amore, amicizia, salute e magari anche qualche soldo in più non sarebbe male. Ma io non ho niente di tutto questo. Mi manca la materia prima.” “Eccoti di nuovo che ti piangi addosso. Ma non sai che i problemi ce li abbiamo tutti?” “Si lo so. Ma mica così a raffica come ce li ho io! Devo riuscire a prendere fiato e l’unico modo per troncare questo serpente che si morde la coda, è morire. E poi cosa c’è di male a voler morire fisicamente? Tanto io sono già morto dentro…” “Buffone. Falla finita con ste stronzate. Ma dove sono finite le tue famose palle? Dicevano tutti che eri un uomo con le palle. Ma a me non sembra” “Infatti ero….ora non sono. Mi sono rotto di essere sempre il forte della situazione. Voglio sfatare questa nomea. Sono un essere umano con tutte le sue fragilità e non uno che si può calpestare in qualsiasi momento. Tanto con il ragionamento ci ho provato, ma nessuno capisce. E’ come se parlassi in arabo. E allora basta no?” “Oh…sai che ti dico? Fai quel cazzo che ti pare. Muori dissanguato, avvelenato, impiccato…ah ecco. Impiccato non va bene? “ “No no, troppo cruento e brutto a vedersi. Non voglio lasciare di me un’immagine orripilante. In fondo sono sempre stato un bell’uomo. Ho avuto dalle mie donnine tutto quello che volevo. Se mi vedono così, poi perdo di fascino.” “Non so più cosa suggerirti. Ma perché sei sempre così plateale? Non puoi fare una cosa che non venga resa di dominio pubblico? “ Ma se proprio quello che voglio è poter attirare l’attenzione sudi me. Mi piace l’idea che la gente dica di me”Era un grande! Abbiamo avuto una grave perdita con lui. Praticamente è finito il mondo”” “Ma chi cazzo credi di essere? Guarda che sei uno come gli altri. Ne più ne meno.” “Ecco bravo. Adesso mi è rivenuta voglia di crepare. Complimenti per la tua psicologia spicciola! Passami quella cazzo di lama che taglio più a fondo…magari muoio prima…spero. E sai che ti dico ? Fa’n culo tutti, te per primo imbecille!”
COMUNICATO STAMPA SINFONIA D’ARTE R.A.O. (Reality Art Open)
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Giovedì 7.05.09, alle ore 21,00, nella discoteca “Quaranta40”, di Milano, Via Quaranta, n. 40, verrà presentato, il libro di Master e Michelangelo Magnus: “Il tesoro più nascosto” all’interno dell’opera multimediale poliartistica denominata: “Sinfonia d’arte R.A.O.”. Con l’occasione verranno illustrati i principi dell’avanguardia artistica: R.A.O. - “REALITY ART OPEN”.
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Dalle 21,00 il pubblico, potrà effettuare un percorso all’interno della mostra, illustrato personalmente dai singoli artisti, accompagnato dalle note musicali di Nick Di Cuonzo e dell’Accademia degli Ilari. In quell’occasione potrà farsi predire il futuro dal sensitivo Alex Giavardi.
Alle 21.15 ci saranno Le sospensione aeree” a cura di Silvia Capiluppi, Cristina Pennati, Francesca Cantatore e Devana del Progetto Nodo, seguirà alle 21,30 un breve concerto pianistico a quattro mani a cura di Damiani Nevenca di Vergada Franzetti e Toja Sonja. Alle 21,40, si esibirà il tenore Fabio Massimo Jacchetti. Alle 21.50, subentreranno 2 cantanti della Green Music School.
Dalle 22,00 alle 22,15 suoneranno i musicisti di musica indiana di Nirvanananda.
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Dalle 22,15 alle 22,45 Master presenterà il suo libro e gli scopi dell’iniziativa.
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Dalle 22,45 alle 22,55 ci sarà il saggio di danza di contaminazioni della Danzart Academy di Biassono (MI).
Dalle 22,55 alle 23,10 seguirà un saggio di danza del ventre a cura della compagnia di danze mediorientali di Malika Ferhat della scuola Metiss Art che interpreteranno "PAX!": video ideato da Estudio Manuela Bramati.
Dalle 23,10 alle 23,20 si esibiranno i ballerini di sevillana dell’Accademia Aloysius di Bussero (MI).
Dalle 23.20 alle 23.50, si alterneranno i ballerini di tango, di danza polinesiana e di tribal fusion del circolo culturale Shams di Milano.
Dalle 23,50 alle 0,00 verranno delineati a cura dell’Avv. Massimo Colangelo, i principi del manifesto R.A.O.
Dalle 0,00 alle 0,20 sarà eseguito lo schizzo di un ritratto di nudo integrale dal vivo, ad opera della pittrice, Consuelo Bagaloni, della modella e pittrice Symba (che da oggetto, diverrà soggetto di pittura, alzandosi e abbozzando un quadro). La serata culturale si concluderà sulle note musicali rock della Bryan Kazzaniga rock band.
Seguirà dopo le 0,30 il programma normale della discoteca.
Si precisa che gli orari potranno avere un oscillazione di circa 20/30 minuti.
La direzione, per motivi di sicurezza, si riserva il diritto di selezionare all’entrata e di bloccare l’accesso alla sala, ove venga raggiunta la capienza massima, o si presentino persone ritenute non consone all’iniziativa. E’ gradita l’eleganza. La manifestazione è consigliata a un pubblico adulto. L’iniziativa è patrocinata dalla provincia di Milano e Progetto Monza e Brianza.
REALITY ART “OPEN”
Nasce un modo alternativo di fare arte che confluisce nella corrente artistica, denominata dal suo ideatore, Michelangelo Magnus: “Reality art open”.
Come si deduce dal nome che lo identifica, il nuovo percorso creativo è intrinsecamente legato alla realtà. Fin qui niente di straordinario abbiamo già incontrato storicamente movimenti artistici che si richiamavano alla realtà, si pensi al realismo letterario, che nasce in Francia nell’ottocento, al neorealismo cinematografico sorto dalle rovine dell'immediato dopoguerra, all’iperrealismo degli anni 70 (costola distaccatasi dalla pop-art che si contraddistingueva per la maniacalità dei dettagli), fino ad arrivare al reality televisivo ed infine al reality book. Nell’ambito di questo genere dobbiamo poi distinguere tra "reality book closed" ovvero un racconto nel quale gli autori sono coinvolti in prima persona, ma la storia finisce all'interno della narrazione, e il "reality book open". In quest’ultimo caso, sebbene come nel precedente, i protagonisti siano gli stessi autori, tuttavia la trama non è completa, mancano ancora dei fatti reali per essere ultimata. Il testo, infatti, termina solo apparentemente, ma in realtà l’avventura continua e sarà il lettore a definire la narrazione, facendo sapere a tutti gli altri com’è andata a finire. Questa parte del racconto che è spesso la continuazione di uno dei diversi finali proposti, non può essere scritta fino a che non si sia verificata nella realtà, ma alla fine diventerà essa stessa parte del romanzo iniziato, ma ancora in itinere. In altre parole il finale definitivo non potrà essere scritto dall’autore da solo, ma sarà completato potenzialmente da chiunque abbia voglia di partecipare e diventare parte integrante di questo gioco di ruoli, che nella saga de “Il tesoro più nascosto” è rappresentata da una caccia al tesoro (ovviamente con un tesoro vero sebbene, nella fattispecie, di valore simbolico). Alla conclusione del gioco, il finale sarà scritto da colui che ha trovato il tesoro, ma questa sarà solo la conclusione “ufficiale”. In concomitanza a questo evento si potranno affiancare le singole storie ed esperienze reali che potranno essere descritte su internet (ci stiamo attrezzando per il nostro sito, ma meglio ancora se saranno continuati anche su altri siti), da ognuno dei lettori che si sia cimentato personalmente nell’impresa. Ognuno di questi usufruitori della storia potrà scrivere i propri resoconti reali dell’avventura vissuta o, in alternativa, mediante la continuazione dello stesso romanzo di riferimento, potrà innestare anche delle storie fantastiche che potranno continuare il racconto dando origine di fatto a un nuovo romanzo o genere letterario che potremmo definire “Reality art magic”. Da quanto sopra esposto, si ricava che i tratti caratteristici di questo manifesto artistico sono i seguenti:
1) l’attinenza con la realtà, almeno come spunto;
2) l’interrelazione tra chi crea l’opera e chi è oggetto dell’usufruizione della stessa, che nella fattispecie avrà il potere di influire in tutto o in parte sull’atto creativo e/o sull’oggetto del creato;
3) lo stimolo alla creatività che coinvolge l’utente finale a diventare lui stesso parte, continuatore o innovatore dell’opera;
4) la solidarietà e lo scambio dei ruoli;
5) la multimedialità dell’opera che deve sempre coinvolgere più discipline artistiche (arte qui intesa in senso lato);
6) l’aspetto magico o simbolico o fantastico. Questo aspetto sembra in apparente contrasto con gli altri requisiti, ma così non è, perché nella realtà c’è sempre un aspetto magico, anche se spesso occulto ai più. Inoltre in uno stile aperto, l’importante è che lo spunto di partenza sia reale ma nulla vieta che l’onirico s’intrecci con il reale (come faceva Fellini), in quanto anch’esso è parte dell’uomo. Ciò permetterà di uscire da schemi fissi e di lasciare aperta una porta su sviluppi futuri.
Si avrà un’opera “RAO” (o “RAM” acronimo di Reality Art Magic), se almeno 3 dei 6 requisiti suggeriti, saranno rispettati.
Ci si chiede se questo genere, nato in letteratura sia estensibile ad altre arti, perché si riesca veramente a creare un movimento artistico multidisciplinare, la risposta è affermativa necessariamente, perché altrimenti mancherebbe il presupposto n. 5. Entrando nel dettaglio, vediamo ora come, partendo dai nostri libri, per fornire un esempio concreto, ci si possa indirizzare a creare un’opera multimediale. Nel nostro caso i nostri romanzi hanno le copertine piene di quadri e parlano anche di pittura, contengono canzoni, poesie, ricette di cucina oltre a un gioco che si può realizzare in TV, o può essere ripreso, come noi ci auguriamo, dal cinema. Infine la nostra esperienza interagisce con i lettori fornendo dettagli sulla caccia al tesoro proposta, mediante il sito internet: www.iltesoro più nascosto.com e darà in seguito la possibilità ad altri di scrivere finali diversi o raccontare le esperienze di vita che hanno vissuto i lettori durante il gioco o semplicemente per esprimere un loro parere.
Per fornire alcuni stimoli suggeriamo come il metodo possa essere applicato ad altri generi artistici.
TEATRO. Un esempio di multimedialità “reale” da noi a suo tempo studiato consisterebbe ad esempio in un’opera olistica terapeutica, tale opera nel progetto vedeva coinvolti vari tipi di arte terapeutica, dalla psicologia, alla danzo-terapia, alla musicoterapia, alla cromoterapia, in un contesto di immagini scenografiche, di suoni e di copione che alla fine coinvolgeva il pubblico, e lo faceva diventare parte integrante dell’opera.
PITTURA. Lo scambio multimediale è dato dal fatto che il soggetto dopo essere stato ritratto diventa esso stesso pittore e continua il quadro anche con un semplice punto. Oppure il dipinto deve comprendere un piccolo spartito musicale o una poesia o un motto anche se breve, scritto da un altro soggetto che non sia l’artista (basta incollare una fotocopia o una fotografia o riprodurla con acidi). Oppure deve contenere simboli “aperti”.
FOTOGRAFIA. La foto può riprendere un’altra fotografia, o un quadro, o un libro, o una poesia. Per soddisfare i canoni in alternativa, dietro la foto, potrebbe essere riprodotto uno scritto, un impronta, un fiore un qualcosa che appartenga alla natura o al soggetto fotografato, che renda la stessa un opera d’arte unica e “compartecipata”.
TELEVISIONE. E’ un mezzo multimediale per eccellenza e i reality ne sono un prodotto tipico, ben vengano però, non solo il grande fratello, ma anche “giochi” in cui ci si cimenta con un arte (esempio più scrittori o più artisti che si contendono un premio), ma aiutati anche dal pubblico di casa o che rappresentino qualcuno dei telespettatori (eventualmente estratti per concorso o a caso), affinché anche questi ultimi siano parte dell’opera (facciamo ancora un esempio riferendoci al gioco da noi ideato, per chiarire il concetto, nel nostro caso si prevede che degli esperti giochino in proprio e altri per conto del pubblico di casa alla ricerca del tesoro, di modo che anche questi siano coinvolti nell’opera che nella fattispecie narra del gioco stesso).
CINEMA. Il cinema è anch’esso un mezzo multimediale, l’applicazione del metodo deve quindi prevedere che la trama deve continuare anche fuori dal film, alla ricerca di un qualche cosa che dovrà essere trovato dagli spettatori (ad esempio dopo aver superato alcune prove o aver trovato casualmente il finale in uno o più dei prodotti pubblicizzati nel film stesso). O che mediante un concorso possa successivamente fornire un finale anche diverso da quello proposto dal film che verrà realizzato e proiettato successivamente.
PUBBLICITA. Questa potrà essere contenuta in opere d’arte o all’interno dei film o libri e sarà il motore dell’arte o del gioco multimediale, perché mediante la sponsorizzazione, incentiverà la ricerca dei premi all’interno dei propri prodotti e di conseguenza la creatività.
ARCHITETTURA. Il progetto architettonico, dovrà sempre lasciare spazi aperti e se possibile almeno in parte, occupabili dalle persone, che ad esempio vestendosi tutte di un certo colore potranno riempire la struttura, ove possibile disegnandola e trasformandola in un opera d’arte vivente. La stessa cosa si potrà comunque ottenere riempiendo tali spazi con fiori, acqua, pietre colorate asportabili, vetri bicolori, pareti o strutture mobili e mezzi similari, che diano la possibilità di modificare almeno in parte l’edificio, dando l’impressione di una realtà in movimento e quindi “aperta”. Si consiglia inoltre di utilizzare ad esempio la sezione aurea, il simbolismo, l’arco, il cerchio o almeno qualche linea curva e i giochi d’acqua. Gli spazi devono essere facilmente usufruibili, favorire l’ aggregazione ed essere rispettosi dell’ambiente circostante.
CUCINA. I cibi oltre che tendenzialmente bilanciati, dovranno con i colori e i sapori delle spezie interagire con chi li consuma suggerendo l’idea di mangiare un opera d’arte, le portate dovranno possibilmente essere realizzate per almeno due persone, per il principio della solidarietà.
MUSICA. La musica, sia con il videoclip, sia con le registrazioni dal vivo e/o più semplicemente utilizzando le rappresentazione fotografica o pittorica delle copertine, possono diventare facilmente opere multimediali. Esse potranno, ove possibile, seguire il ritmo del cuore e dovranno essere armoniche e sensibilizzare lo spirito, saranno intrise di musica etnica con possibili mix di strumenti orientali e occidentali. Musica interessante sarà quella popolare che nascerà dal raduno spontaneo in luoghi pubblici di centinaia di persone che suoneranno insieme uno strumento, con note musicali o ritmi semplici da riprodurre, per ottenere grandi suoni e ispirare l’idea della solidarietà e della realtà in contrapposizione a quella musica che tende ad estraniarti.
CANTO. Le canzoni dovranno riscoprire i dialetti e le vecchie lingue meglio se mischiate a linguaggi moderni e lingue differenti.
DANZA. Importanti saranno le scenografie che avranno riferimenti simbolici o reali e l’interrelazione con la musica e i balli popolari. Anche il ballo dovrà riconsiderare il contatto fisico simbolo di unione e amore, nonché l’apertura verso il mondo, di cui interessanti spunti si trovano nell’euritmia.
FILOSOFIA. Chi scrive aveva creato in passato un nuovo genere d’arte pittorica ovvero lo stile detto “Neo barocchetto”, a cui molte delle vecchie opere pittoriche sono debitrici e i cui tratti salienti potevano essere sintetizzati nei versi di Giovanbattista Marino: "E' del poeta il fin la meraviglia...chi non sa meravigliar vada alla striglia". Tale motto riferito alla pittura, consisteva nella realizzazione di quadri perfetti nelle proporzioni, e nella esecuzione grafica che pur nella loro informalità rispettavano comunque le armonie delle forme, delle proporzioni e delle simmetrie. Lo stile appariva freddo e con la pretesa di non suscitare alcuna emozione, ciò perché si voleva rappresentare un'immagine di decadimento dei valori tipico del periodo storico in cui sono state prodotte le opere. L'arte per l'arte, quindi, il voler stupire ad ogni costo attraverso i trucchi ottici quali ad esempio dare l'impressione di vedere una linea curva, ma alla cui immagine si perviene per mezzo di una somma di linee rette, oppure attraverso la rappresentazione di false prospettive quale immagine di un mondo che non forniva prospettive. Se ciò poteva rappresentare bene l’ultimo ventennio, tuttavia oggi molte cose sono cambiate nel mondo e dall’edonismo “dell’arte per l’arte”, ci si è resi conto, che non si può fare a meno di confrontarsi con la realtà quotidiana. Quindi l’arte non può non tenere conto del principio utilitaristico della convenienza economica e della solidarietà sociale, che salvi però tutte la diversità. Il motto di riferimento potrebbe essere: “Unità nella diversità”, nel senso che l’arte dovrà tendere ove possibile alla solidarietà e all’aggregazione, ma nel rispetto delle diverse culture e delle idee e particolarità di ognuno. L’uomo, l’ambiente, lo spazio, assumono tutti la stessa rilevanza e ogni elemento non può più ignorare l’altro, perché sono correlati, l’essere umano è allo stesso tempo il centro e la periferia del mondo o meglio è parte del mondo stesso e quindi non può ignorarlo e deve, ove sia possibile, cercherà il giusto equilibrio applicando i principi del taoismo.
MODA. La moda si ispirerà e riscoprirà in parte gli anni 40, utilizzerà i materiali poveri e le stoffe riciclate, con inserti di spartiti musicali e poesie, il mix di tessuti e colori, con inserti etnici e immagini floreali, sarà una moda casta e con poche stravaganze, in uno stile povero ed essenziale.
SOCIOLOGIA. Nel sociale più associazioni si riuniranno in federazioni al fine di unire gli sforzi e le risorse umane ed economiche per realizzare progetti di grande respiro e d sfruttare gli spazi comuni al meglio mediante il principio della rotazione. Nelle professioni, occorrerà cercare di unire professionisti in network di diverse specializzazioni (ove ognuno risponderà singolarmente del proprio operato), per fornire un servizio a 360° ai propri clienti e per scambiarsi gli stessi nel circuito al fine di aumentare la clientela complessiva e abbassare i costi generali. Nelle aziende e tra i privati occorrerà creare consorzi d’acquisto per diminuire le spesa dei materiali di consumo. Occorrerà creare anche consorzi di lavoro ove parte del personale non specialistico potrà confluire in un unico serbatoio ed essere utilizzato da quelle aziende che per brevi periodi di tempo possano avere dei picchi di lavoro, a compensazione di chi ne ha di meno, ciò al fine di non licenziare le persone, ma di distribuendone le utilità mediante il criterio di ottimizzazione delle risorse. Contestualmente pensando al futuro si potrà incentivare il baratto e le banche del tempo per poter far fronte a eventuali crisi monetarie. Anche la politica dovrà anch’essa tendere alla bipolarità, ma allo stesso tempo dovrà salvaguardare e valorizzazione le autonomie locali, perché più vicine alla gente e più facilmente controllabili.
(Per ulteriori informazioni: www.iltesoropiunascosto.com – col999@libero.it –