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"sogno"

"sogno"

martedì 9 giugno 2009

Intolleranza fanese



Si potrebbe scrivere di qualsiasi stato d'animo, ma chissà per quale motivo mi viene il desiderio di farlo quando sono triste. Eppure a volte mi rammarico di non aver impresso su carta dei momenti bellissimi, che so che difficilmente torneranno, mentre la tristezza arriva nei momenti più impensati senza dare il preavviso, e mi ritrovo a fissare la tastiera con la voglia di far esplodere le parole. Ora sono in uno strano limbo misto di paura e totale incoscienza, quell'incoscienza che mi ha permesso di sopravvivere fino ad ora.
Sono di nuovo ad un bivio e devo fare delle scelte che una volta di più mi sconvolgeranno la vita, mettendomi nella condizione di dover ricominciare tutto da capo e, ovviamente per me, le mie decisioni sono quasi sempre di natura affettiva,da cui poi deriva di solito il cambio di città, di abitazione e magari anche di lavoro.
Questa volta però c'è di mezzo anche l'insofferenza che ho nei confronti di questa ridente cittadina morta, che mi è diventata ormai intollerabile e che in quattordici anni mi ha ucciso con la sua provincialità, per cui oggi all' ennesimo mio rientro in treno da Piacenza mi sono ritrovata a fare il definitivo punto della situazione . A prescindere dal fatto che mi sono resa conto che non ho mai trovato pace in nessuna città, per cui di fondo credo ci sia un' acuta insofferenza, ma mai come questa volta ho vissuto male un posto. Abituata com'ero a vivere in città grandi dove comunque c'era qualcosa da fare se non avevo voglia di stare a casa, mi sono ritrovata in un paesotto dove per occupare il tuo tempo libero il massimo che ti viene proposto è l'aperitivo o il caffè al bar. E questo è l'unico tipo di vita sociale che viene offerto a Fano, dove signore, presumibilmente donne di casa, alle nove del mattino vestite e truccate di tutto punto come se dovessero andare a una festa, stanno beatamente sedute nei bar a prendere il caffè spettegolando su chiunque. Mi è diventata insopportabile l'aria di benessere che si respira. In un momento storico in cui la nazione sta andando a rotoli, Fano viene denominata “l'isola felice”, perché quasi tutti hanno i soldi e non esiste il concetto di rinunciare a qualcosa. Tutti i fanesi sono benestanti, mentre chi viene da fuori viene guardato come un Ufo, e tagliato fuori perché non facente parte della “famiglia”. Ho avuto spesso la sensazione che pur vivendo geograficamente in un paese ai confini con l' Emilia Romagna, in realtà a volte sembra di stare nel profondo sud, dove regna indisturbata la mafia. Ebbene, purtroppo anche a Fano esiste a mafia e io l'ho potuto provare sulla mia pelle con il lavoro, e non avendo conoscenze sono stata tagliata fuori in maniera anche violenta che mi ha portato una grossa sofferenza e la sensazione perenne di essere inadatta a quella realtà. Poi diventa difficile vivere come un' emarginata e credo di aver capito cosa provano gli extracomunitari, anche se loro onestamente sono molto più tutelati di noi.

Comunque non tutto è stato negativo nella mia permanenza forzata a Fano, per esempio ho scoperto che è normale fare scambio di coppie o mettere le corna al marito, perché è praticamente lo sport preferito da tutti e quando all'inizio rimasi un po' perplessa conoscendo questa realtà perché nelle città dove ero vissuta fino ad allora non mi era mai capitato di assistere così di frequente a queste situazioni di coppia, mi guardavano tutti ridacchiando e pensando probabilmente che ero proprio tonta. Mi sento un’esiliata, come se stessi scontando una pena per qualche colpa commessa di cui però non ho conoscenza. In quattordici anni anni mi sono costruita, nella casa in affitto in cui vivo, la turris eburnea, da cui vengo fuori solo per sbrigare le commissioni d’obbligo ma in cui corro a richiudermi per non essere costretta ad avere la possibilità di incontrare qualcuno a cui non saprei proprio cosa dire, dato che gli argomenti delle donne qui sono inerenti solo l’abbigliamento, i viaggi e i ristoranti. Non so quanto potrà durare ancora l’esilio, ma sicuramente non più di un altro anno, dopodichè raccoglierò quello che posso e andrò per altri lidi, probabilmente da dove sono venuta, dove potrò ritrovare gli amici di sempre e sicuramente un’apertura mentale più adatta alle mie corde e pensare a questo periodo come ad una delle mie esperienze più strampalate da cui l’unica cosa che ho imparato di certo è che devo stare molto alla larga dai paesotti;-)

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