QUI RIPOSANO IN PACE L' ARTE E LA CULTURA. AMEN.

"sogno"

"sogno"

giovedì 30 aprile 2009

mercoledì 29 aprile 2009

A SIMONE

Non ho memoria di me stessa piccola e quando mia madre mi dice che le sembra che sono nata ieri, la guardo stralunata perché a 50 anni l’infanzia è molto lontana.
Ma quando guardo te, figlio ormai adulto, ti vedo ancora bimbo che venivo a prendere alle elementari e che proteggevo dai compagni che ti facevano i dispetti. Come quella volta che mi sono messa una parrucca per non essere riconosciuta e poter cogliere in flagrante due fratellini che si divertivano a picchiarti quando uscivate da scuola. E mi si riempie il cuore di tenerezza anche oggi, quando mi guardi infelice, con i tuoi occhi buoni pieni d’amore. Vorrei poterti lenire tutte le tue sofferenze di uomo, ma non mi è possibile e mi sento impotente. E quando mi rimproveri i miei errori, dentro di me penso che non riuscirò mai a farti capire quanto amore ho per te, e che se anche ti sembro dura, è solo perché qualcuno mi ha insegnato che i figli vanno lasciati crescere e sbagliare e bisogna solo essere lì pronti a raccogliere i cocci e le lacrime.
Ti amo sopra ogni altra cosa e darò la vita per te, se necessario, e anche quando non sarò fisicamente vicino a te, sarò comunque sempre con te e dentro di te, e nessuno e niente mai potrà distruggere quello che provo, figlio.

...azz...


...mi sento terribilmente smielata e demodè, quasi dannunziana e un pò caramellosa, di un romantico che puzza di naftalina...devo fare l'aggiornamento al cervello!!!:-)))))

martedì 28 aprile 2009

UKIYO-E

"il cane"
"il drago"




Due dei dodici disegni raffiguranti l'oroscopo cinese comparato all'ukiyao-e giapponese (antica tecnica grafica), eseguiti per un'esposizione nella città di Jesi nel 1991.





Ukiyo-e

Il termine UKIYO-e, di origine buddista ebbe automaticamente un significato religioso: esso si riferiva alla caducita’ della vita umana e significava alla lettera “Questo mondo di miseria”. Solo verso la meta’ del XVII secolo lo scrittore Asai Ryoi nei suoi “racconti del mondo fluttuante“ (UKIYO Monogatari) definì con questa parola uno stile di vita, la vita voluttuosa dei cittadini di Edo: “Vivere soltanto il presente, ammirare la luna, la neve, i fiori di ciliegio e le foglie d’autunno, godere del vino, delle donne e canti, lasciarsi trasportare dalla corrente della vita, come una zucca vuota che corre galleggiando su un fiume”. Era la vita dell’emergente classe mercantile di Edo che sperperava la sua ricchezza in effimeri piaceri. La mutevolezza di questo “mondo fluttuante” (UKIYO) produsse le immagini (e) che ne immortalarono la evanescente bellezza.


domenica 26 aprile 2009

L' ONDA


Vibra, si muove e produce un eco
E mi sommerge col suo calore.
E mi culla nel suo dolore.
Guardo la risacca tristemente
e l’onda si allontana
lasciando posto al niente.


C.B.

...E CHE CAZZO!!!

“Ma non vedi di che colore è questo cazzo di sangue?” “Perché? Di che colore dovrebbe essere?” “Rosso no? Invece è un colore torbido, bordeaux, quasi nero. Non è normale, non è fluido, non quel morbido liquido che dovrebbe fuoriuscire da una vena tranciata e che ti dovrebbe far morire dissanguato. Cazzo….non mi riesce bene neanche di suicidarmi!!! Andando avanti così mi ci vorranno ventiquattro ore prima della dipartita, e io non ho tutto questo tempo da perdere. Vado di fretta, come sempre. Secondo te quale potrebbe essere il sistema più adatto per fare più velocemente?” “ Veramente non lo so. Non ho mai tentato di suicidarmi. Ma magari se provi con dei barbiturici fai prima…” “ Già fatto, sono solo riuscito a fare una bella dormita come erano anni che non ne facevo più .Ma a parte questo non ho ottenuto di più.” “Ma mi spieghi perché devi morire a tutti i costi? La vita non è poi così male..” “Si lo so. Ma non è male se hai tutte quelle cose che ogni essere umano desidera. Amore, amicizia, salute e magari anche qualche soldo in più non sarebbe male. Ma io non ho niente di tutto questo. Mi manca la materia prima.” “Eccoti di nuovo che ti piangi addosso. Ma non sai che i problemi ce li abbiamo tutti?” “Si lo so. Ma mica così a raffica come ce li ho io! Devo riuscire a prendere fiato e l’unico modo per troncare questo serpente che si morde la coda, è morire. E poi cosa c’è di male a voler morire fisicamente? Tanto io sono già morto dentro…” “Buffone. Falla finita con ste stronzate. Ma dove sono finite le tue famose palle? Dicevano tutti che eri un uomo con le palle. Ma a me non sembra” “Infatti ero….ora non sono. Mi sono rotto di essere sempre il forte della situazione. Voglio sfatare questa nomea. Sono un essere umano con tutte le sue fragilità e non uno che si può calpestare in qualsiasi momento. Tanto con il ragionamento ci ho provato, ma nessuno capisce. E’ come se parlassi in arabo. E allora basta no?” “Oh…sai che ti dico? Fai quel cazzo che ti pare. Muori dissanguato, avvelenato, impiccato…ah ecco. Impiccato non va bene? “ “No no, troppo cruento e brutto a vedersi. Non voglio lasciare di me un’immagine orripilante. In fondo sono sempre stato un bell’uomo. Ho avuto dalle mie donnine tutto quello che volevo. Se mi vedono così, poi perdo di fascino.” “Non so più cosa suggerirti. Ma perché sei sempre così plateale? Non puoi fare una cosa che non venga resa di dominio pubblico? “ Ma se proprio quello che voglio è poter attirare l’attenzione sudi me. Mi piace l’idea che la gente dica di me”Era un grande! Abbiamo avuto una grave perdita con lui. Praticamente è finito il mondo”” “Ma chi cazzo credi di essere? Guarda che sei uno come gli altri. Ne più ne meno.” “Ecco bravo. Adesso mi è rivenuta voglia di crepare. Complimenti per la tua psicologia spicciola! Passami quella cazzo di lama che taglio più a fondo…magari muoio prima…spero. E sai che ti dico ? Fa’n culo tutti, te per primo imbecille!”

sabato 25 aprile 2009

IL MALE

Non so più chi sono...ho perso il mio baricentro o...forse non l'ho mai avuto. Vago nel vuoto, aspetto con ansia il sonno che mi fa star bene. Nel sonno sogno cose fantastiche, tutto quello che avrei voluto avere e che non mi è stato dato. Cose normali come l'amore...C'è l'hanno tutti, ma è ormai evidente che il mio destino è un altro.
Qualcuno mi chiama strega, qualcun altro dice che sono dannata. Non credo nei santi, ne alla chiesa, però il maligno, quello si, l'ho vissuto in prima persona. Anni fa ho avuto una crisi simile a questa, ed è cominciata allora come oggi con attacchi di agorafobia, per poi finire col rintanarmi sempre più in me stessa.
Smisi di mangiare e di dormire e l'unica cosa che facevo era ascoltare giorno e notte musica, che era l'unica realtà che mi ancorava alla terra.
Poi un giorno accadde. Era già un anno che ero sotto controllo di un gruppo esoterico e il mio unico contatto con esso era una mia amica d'infanzia che conosceva le mie potenzialità perché insieme a lei giocavamo a spostare le monetine con la forza del pensiero pensando fosse una cosa normale.
Bé...dicevo...un giorno che era peggio degli altri e mi sentivo morta dentro, il mio corpo si ribellò ed io comincia a contorcermi dal dolore come un'ossessa e poi comincia a sentire dei suoni e un odore strano.
L'odore era simile a quello delle uova marce, ma i suoni non capivo da dove venissero e si facevano sempre più intensi. Mi scoppiava la testa, li sentivo aumentare sempre più, erano diventati un sibilo acuto che mi entrava nel cervello.
Cominciai a piangere come una bambina e mi sedetti in un angolo della cucina tenendomi stretta le ginocchia contro il viso.
Avevo paura di guardare quella che ormai avevo capito essere la fonte del rumore. Poi si placò tutto e con esso anche la mia paura lasciando spazio alla curiosità morbosa di sapere cosa era accaduto.
Mi alzai lentamente e quasi fosse una sfida aprii con rabbia gli sportelli dei mobili in cucina e ...rimasi a bocca aperta.
Cominciarono a venirmi addosso pentole e padelle e giuro che, se non fosse accaduto a me, direi che è inverosimile. Riuscii a schivarle e stranamente non ero più spaventata e iniziò una guerra tra me e loro ma dopo un pò mi resi conto che da sola non c'è l'avrei mai fatta a placare quel putiferio. Quindi, acceso un incenso da chiesa che emanava un odore nauseabondo, telefonai alla mia amca spiegandogli velocemente l'accaduto, e rimasi meravigliata scoprendo che lei già sapeva tutto perchè era stata avvisata dal gruppo di esoterici.
Per qui in pochi minuti fu a cas mia con tutta l'attrezzatura necessaria. Altro incenso che accendemmo in tutte le stanze e che ci soffocava, un crocifisso, dei rosari e una serie di litanie in latino che dovemmo recitare insieme.
Il rituale durò ininterrottamente per un'ora, fino a che finalmente le pentole si fermarono e caddero a terra come un guerriero morto.
A quel punto la mia amica ed io ci guardammo. Bianche come due cenci facemmo il punto della situazione: Non capimmo come ma involontariamente avevo scatenato col mio disagio interiore, le forze del male. Quindi, a seguito di ciò, fui portata da un frate esorcista, che mise le sue mani sul mio capo e io ebbi la sensazione di essere risucchiata. La sensazione era strana, dava le vertigini e mi accorsi che lui era madido di sudore.
Quando ebbe finito mi guardò preoccupato e mi chiese se ero a conoscenza delle mie potenzialità e poi disse che avrei dovuto imparare a controllarle.
Risposi che solo a quel punto avevo preso coscienza della mia energia e della violenza che poteva scaturire da essa, ed era realmente spaventata.
In seguito dovetti andare nella sede del gruppo esoterico, che era un bastione medioevale, e dopo aver lungamente parlato con quello che essi chiamavano "Gran Maestro", questi mi portò al centro di una stanza vuota, dove era disegnato a terra un triangolo con a lato due colonne, e mi fece rimanere immobile al centro della figura geometrica, mentre tutti i componenti si sedevano in cerchio intorno a me.
A stento trattenei le risa e dato che erano tutti molto seri, feci come mi fu detto e non mi mossi di un millimetro e lentamente mi accorsi che mi stavo assopendo. Mi disse dopo la mia amica che avevo cominciato a dondolare avanti e indietro e a destra e sinistra ma io non mi accorsi di nulla e percepii solo la sensazione di essere cullata. Il Gran Maestro batté le mani per farmi svegliare e mi spiego cosa avevamo fatto. Il triangolo era la base di una piramide immaginaria nel cui centro venivano convogliate tutte le energie di quel luogo e le due colonne laterali facevano da barriera all'energia che emanavo e io, ma in quel frangente essa era talmente forte, che io avevo cominciato a dondolare in tutte le direzioni.
Dovetti imparare a tenere a bada questi fenomeni perché mi si ritorcevano contro e appresi lentamente, con il loro aiuto e quello di un medico che mi sottoponeva a sedute di training autogeno, come fare per non far accadere nuovamente nulla di simile alla battaglia con le pentole.
E da allora ancora oggi, come sento crescere la mia energia con violenza, mi barrico dentro casa, in penombra perché la luce mi da fastidio, e cerco di non far male a nessuno ma sopratutto di non nuocere me stessa, aspettando che il fenomeno scemi per lasciar spazio alla pace.
Questa è una storia come tante altre....



tratto da "Macedonia nera"

venerdì 24 aprile 2009

VERSO IL 25 APRILE...



Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità e non per odio decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Pietro Calamandrei

Un'iniziativa per il 25 Aprile: i siti ed i blogs di ispirazione democratica pubblichino "lapide ad ignominia" di Calamandrei.
In occasione del 25 Aprile, proponiamo a tutti i siti e blogs di ispirazione democratica ed antifascista di far apparire nella propria pagina di apertura le parole dettate da Pietro Calamandrei in risposta alle affermazioni di Kesselring che, nel 1952, da poco graziato per "gravi condizioni di salute" dalla condanna (a morte, poi commutata in carcere a vita), e da poco rientrato nella sua Baviera, venendovi da molti accolto come un eroe, una volta al sicuro ebbe a dire di non aver nulla da rimproverarsi, e che anzi gli italiani avrebbero dovuto essergli tanto grati da dovergli erigere un monumento.

Queste parole furono incise su una lapide scoperta il 4 Dicembre 1952, in occasione degli otto anni dallo assassinio di Duccio Galimberti.
Nell'Italia di oggi sorgono organizzazioni dichiaratamente fasciste, una ventata razzista e xenofoba percorre il Paese, e le pubbliche vie sono aperte a manifestazioni che apertamente proclamano parole d'ordine inneggianti al nazismo, all'odio razziale, alla sopraffazione ed alla violenza nei confronti di ogni forma di diversità.

Tali sono i modi esprimersi di gruppi di deficienti e disadattati; ma questi trovano legittimazione sempre più evidente negli atteggiamenti culturali di larga parte della maggioranza di governo e nell'opera di "revisione a-storica" di molti intellettuali, tendente a derubricare l'antifascismo e la Resistenza da lotta e guerra per la liberazione e la democrazia a "guerra civile" di italiani contro italiani, e perciò stesso da condannare. E trovano legittimazione politica nelle affermazioni di chi ormai si considera "capo del governo" sciolto dalle leggi e dalle norme costituzionali, proclamando apertamente l'intenzione di revisionare la Costituzione in nome della concentrazione di ogni potere nelle mani dell'Esecutivo, e dichiarandone il superamento in virtù del fatto che essa sia stata figlia di uno schieramento comprendente anche i comunisti.

La Resistenza di 65 anni fa ha portato alla Repubblica ed alla Costituzione che da poco ha superato i 60 anni, affermando principi ispiratori della convivenza civile validi ancora oggi, per quanto non compiutamente realizzati.
La resistenza di oggi deve mirare a salvare i principi di quella Costituzione che oggi si vuol mettere in discussione; deve mirare a difendere le libertà ed i diritti degli individui e dei cittadini da concezioni autoritarie che impongono o negano scelte di inizio e fine vita, che impongono un'informazione unilaterale e di comodo, che negano il diritto alla partecipazione politica ed alla rappresentatività delle Assemblee elettive, che ostacolano la mobilità della nostra società e ne deprimono l'apertura, che promuovono il privilegio e condannano il merito, che sostituiscono la furbizia al lavoro.
Gli italiani di oggi non devono dimenticare, e devono ricordare cosa costò al Paese la lotta contro la dittatura ed il raggiungere la democrazia: imperfetta come tutte le cose umane, ma non sostituibile con alcuna altra concezione della convivenza civile, politica e sociale. Il rispetto per i caduti dell'una e dell'altra parte non deve confondersi con il considerare equivalenti chi ha lottato per la libertà e la dignità del Paese, e chi ha combattuto dall'altra parte; chi ha imposto e firmato le leggi razziali, e chi a seguito di queste è stato privato dei diritti di cittadinanza, dei beni, della vita.

E gli italiani di oggi devono tener presente come le dimenticanze e la perdita della memoria storica siano una delle premesse dell'involuzione antidemocratica del Paese: la lotta di allora e le battaglie politiche di oggi sono unite da un filo di continuità che non si può e non si deve spezzare.
Internet è oggi l'unico spazio disponibile alla libera circolazione di idee ed opinioni. Come i samizdat nell'Unione Sovietica degli anni '60 del secolo scorso furono gli unici canali d'informazione praticabili per chi intendesse esprimere posizioni diverse da quelle ufficiali, oggi la rete è l'unico spazio libero ed a disposizione per l'informazione passiva ed attiva di tutti, e può costituire un potente veicolo di informazione alternativa.

Proponiamo pertanto che, nel corso delle giornate del 23 e 24 Aprile, appaiano su tutti i siti ed i blogs convinti della necessità di salvare la fragile democrazia italiana, e vengano inviate via e-mail ad amici conoscenti le parole di Pietro Calamandrei.

giovedì 23 aprile 2009

PENSIERINO DELLA SERA...



UNA GIOVANE DONNA SENZA TRUCCO E' AL "NATURALE", UNA DONNA MATURA SENZA TRUCCO E' "TRASCURATA"...

AVREI VOGLIA DI URLARE....

Avrei voglia di urlare, porca vacca, chiusi in un sistema che ogni giorno, ci stringe il laccio alla gola. Come ci siamo potuti ridurre in questa maniera, i valori dei padri inutili per i figli, la saggezza affidata al denaro. Nulla di nuovo, mi dico e forse più che urlare bisognerebbe iniziare a camminare come Gandhi, arrivare silenti e pacifici ad una rivoluzione. Serve solo quella ora o nelle condizioni in cui ci tengono, in massa dovremmo lasciare l'Italia. Immigrare e lasciare posto agli immigrati.
I più disperati fuggono dal proprio paese e paradosso, i più promettenti che non hanno mezzi e meritocrazia per sviluppare la ricerca. Una massa di mediocri ( calcolo di potere) per poter governare in traquillita' per altri anni, è la nostra societa' del futuro.

MACEDONIA NERA

Era attanagliato dal dolore. Una mano nello stomaco che sta stringendo le sue budella e tutto quello che lo circonda è diventato insignificante.

Non sapeva più neanche cosa era giusto e cosa sbagliato, da che parte andare, cosa fare di questo ultimo fiato di stupida vita sprecata a far tutto senza concretezza e tutto il contrario di quello che voleva.

La mattina quando si svegliava era incazzato nero con l’universo, e scriveva delle cose orribili, poi con l’andar delle ore si acquietava la rabbia e veniva fuori quel po’ di vitalità che ancora aveva….per fortuna.

Ora racconto una storia. Una storia come altre, nulla di particolare, che però può dare una spiegazione del perché si facciano poi delle scelte e come possa cambiare il cammino di un esistenza già complicata di suo.

Ho conosciuto tanti anni fa un’adolescente, quindi parliamo di almeno 35 anni addietro, che era intelligente ma purtroppo priva di qualsiasi forma di malizia. Sia l’una che l’altra cosa gli cambiarono nel tempo il carattere. O forse non è giusto parlare di cambiamento, più semplicemente si trovò ad essere più vulnerabile di altre della sua età. Era cresciuta in un’ambiente che per quell’epoca era abbastanza particolare. Una madre con un carattere di ferro, che non era facile da gestire, ma d’altronde anche la ragazza era di difficile gestione, per cui c’erano degli scontri a fuoco terrificanti. Un padre che viveva tra le nuvole, pieno di ideali, che ad un certo punto della sua vita divenne oltre che giornalista, anche scrittore ed editore. Quindi persona poco pratica, che parlava molto poco e che forse non riusciva ad esternare quello che aveva dentro se non attraverso la scrittura. L’adolescente gli assomigliava molto fisicamente, e forse per alcune cose anche caratterialmente. Fatto stà che lei risultava una persona strana, usciva dalle righe ed era una figlia molto difficile, che non si lasciava imbrigliare, come un cavallo imbizzarrito: Per tagliar corto passiamo addirittura alla sua sessualità, che stranamente non aveva barriere di nessun tipo. Era normale come il mangiare e il bere, anche se questo risulta un eufemismo, dato che a quattordici anni divenne anche anoressica. E nello stesso periodo si fece sverginare da un uomo più grande di lei, perché all’epoca usava così. Se non lo facevi a quell’età eri demodé.

Ma andando oltre a questo episodio, cominciò a frequentare persone strane e di dubbia reputazione, tanto che, qui avvenne il primo episodio traumatico della sua vita.

Si era presa una cotta per il fratello di una sua amica, e gli voleva talmente bene che non ci trovò nulla di male quando lui gli propose di andare a far sesso in una casa in campagna che era di un suo amico, ma in quel momento vuota.

Lei lo seguì e con gli occhi pieni di amore si fece portare da lui fiduciosa e felice.

Quando arrivarono in questa casa cercarono la camera da letto e li si misero a fare l’amore, peccato solo che quando ebbero finito, lui fece un fischio e apparvero come dal nulla una decina di giovani ragazzi vogliosi che non si fecero nessun tipo di scrupolo. Lei non riuscì neanche a contarli, l’unica cosa che capiva era che uno ad uno la penetrarono, e lei era diventata come una bambola priva di vita.

Non reagì affatto, era pietrificata all’esterno, ma dentro si stava lacerando tutto quello che può essersi creata una ragazza di quell’età. E neanche la riaccompagnarono. La lasciarono lì che si stava chiedendo che diavolo era successo e sperando di svegliarsi presto da quell’incubo.

Ma quando riprese lentamente coscienza si accorse che non era un’incubo, era successo veramente, e questa fu la prima esperienza che cominciò a renderla sempre più strana. Ovviamente i genitori, ignari di tutto, non riuscivano a capire perché questa figlia aveva reazioni violente, con gli altri ma soprattutto con se stessa. E questo fu un segreto allora ed è rimasto tale ancora oggi. Aveva solo 14 anni, ma la sua visuale del mondo era già cambiata. Si odiava e soprattutto odiava il suo aspetto fisico che la rendeva facile preda degli uomini. E da lì in poi la situazione dentro casa divenne insostenibile. Il padre guardava attonito questa giovane donna, che cambiava fisicamente, e che faceva di tutto per levarsi di dosso quello che di bello madre natura gli aveva dato. La madre era esasperata e non capiva dove avesse fallito e non riusciva a porre rimedio a questo tornado furioso che gli si scatenava addosso.

Arrivata a 17 anni, dopo un’ennesima litigata fatta con la madre, in cui lei la prese per il collo e la sbattè contro la porta di casa, si rese conto che era finita. Non poteva andare avanti così. Cominciò ad allontanarsi dai genitori fuggendo con lo zaino in spalla e facendo l’autostop e fermandosi dove capitava. Si manteneva facendo i ritratti per strada, dato che una delle poche doti che gli erano rimaste era saper usare la matita con sapienza. Ma il problema di fondo era rimasto e una grande sofferenza la accompagnò per tutto quel periodo, facendo odiare se stessa sempre di più, e cominciò a fare uso di stupefacenti il più possibile, cercando di morire nella maniera più vigliacca che si possa scegliere. Il primo buco fu di morfina e poi piano piano le provò tutte. Andò anche in over dose, ma non morì. Il padre andò a cercarla diverse volte, ma quella che lei ricordava bene era quando, tornata dalla Francia,dove gli diedero il foglio di via perché ammalata, approdò a Milano con un tir della Merzario. Fu un ritorno allucinante. Veramente fu tutto allucinante, anche la sera che il padre l’andò a prendere e cercò forse per la prima volta di parlare con lei, piangendo, e lei che non l’aveva mai visto versare una lacrima, considerandolo sempre lontano da tutto, provò una gran tristezza nel vederlo così per colpa sua e tento di spiegargli tutto quello che aveva dentro e lui continuava a chiedergli il perché di questa violenza che gli era venuta fuori, e lei cercò di spiegarsi meglio, ma ovviamente omesse il fatto di essere stata violentata da una decina di stronzi ragazzi figli di papà che quel giorno non avevano di meglio da fare. Comunque lei era ammalata e fu ricoverata in ospedale e quando ne uscì, dopo un mese di degenza, cercò di comportarsi meglio possibile e cercando di farli felici, ma gli riusciva sempre di ottenere l’esatto contrario. Ora l’adolescente è una donna, che io ho continuato a frequentare e ad avere contatti con lei, è comunque sempre una persona che esce fuori dalle righe. Ama gli uomini profondamente ma poi altrettanto profondamente li odia. Ormai si è avviata su una strada di solitudine, che a volte gli pesa molto, ma è l’unico modo per non far del male agli altri. Avrebbe tanto bisogno di affetto e in certe reazioni è puerile, sembra una bambina di 50 anni, ma sa che anche l’affetto può portarla ad un’ ennesimo errore. Tutto quello che ho scritto su questa donna è reale e forse, se allora non fosse stata violentata, probabilmente avrebbe visto la vita meno dura. È solo una storia….come tante altre




tratto da "macedonia nera"

lunedì 20 aprile 2009

IO NON DO UNA LIRA...


Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi
raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo.
So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera
il contrario, senza il pudore che la carità richiede.
Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due
euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un
euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti
letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose,
né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Non l'ho scritto io ma vale la pena di diffonderlo

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei
calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del
premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette
no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera.
Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di
civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo
stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne
combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con
questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di
questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità,
purtroppo, la beneficenza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi
sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire,
stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una
compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I
pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco
tempo.
Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste
tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti,
per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E
quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E
io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che
attraversano l'economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che
dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e
dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse
pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non
riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a
visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli
altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio
bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha
parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni,
e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da
quanto tempo l'aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto
deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori.
Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.


Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura
Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che
"in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io
non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di
politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti,
avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con
diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che
calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia.
Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia
che non c'è.
Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha
servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto
Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo
euro? Per compensare cosa?
A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel
terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni
terremotate.
Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico
versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E
sappiamo tutti come è andata.
Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio
della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare
sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un
euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una
delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un
tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in
edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi
requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa,
l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che
è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza
rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha
speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella
scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è
caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco!
C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?)
il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche
l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere
nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per
tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno
sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la
diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io,
con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il
rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se
qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non
comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche
che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti
hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il
governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta
all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il
terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno.
Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per
aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un
anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni
europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E
ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia
rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il
mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un
rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non
sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa
nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva
loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno
le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel
frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come
Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli
ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno
fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico
il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.

venerdì 17 aprile 2009

QUANTO DOLORE



Quanto dolore intorno,
fiumi di dolore vanno verso il mare del ricatto
in un mare pieno di desideri che nuotano disperatamente
alla ricerca di una meta che non c'è
e la mia anima con loro cerca un'ansa
dove trovar dimora e riposare in pace
lambire le ferite, tornare a vita nuova
e guardare con occhi sereni tutto il dolore del mondo
e poter dire: "io non soffro più!".


C.B.