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"sogno"

"sogno"

giovedì 23 aprile 2009

MACEDONIA NERA

Era attanagliato dal dolore. Una mano nello stomaco che sta stringendo le sue budella e tutto quello che lo circonda è diventato insignificante.

Non sapeva più neanche cosa era giusto e cosa sbagliato, da che parte andare, cosa fare di questo ultimo fiato di stupida vita sprecata a far tutto senza concretezza e tutto il contrario di quello che voleva.

La mattina quando si svegliava era incazzato nero con l’universo, e scriveva delle cose orribili, poi con l’andar delle ore si acquietava la rabbia e veniva fuori quel po’ di vitalità che ancora aveva….per fortuna.

Ora racconto una storia. Una storia come altre, nulla di particolare, che però può dare una spiegazione del perché si facciano poi delle scelte e come possa cambiare il cammino di un esistenza già complicata di suo.

Ho conosciuto tanti anni fa un’adolescente, quindi parliamo di almeno 35 anni addietro, che era intelligente ma purtroppo priva di qualsiasi forma di malizia. Sia l’una che l’altra cosa gli cambiarono nel tempo il carattere. O forse non è giusto parlare di cambiamento, più semplicemente si trovò ad essere più vulnerabile di altre della sua età. Era cresciuta in un’ambiente che per quell’epoca era abbastanza particolare. Una madre con un carattere di ferro, che non era facile da gestire, ma d’altronde anche la ragazza era di difficile gestione, per cui c’erano degli scontri a fuoco terrificanti. Un padre che viveva tra le nuvole, pieno di ideali, che ad un certo punto della sua vita divenne oltre che giornalista, anche scrittore ed editore. Quindi persona poco pratica, che parlava molto poco e che forse non riusciva ad esternare quello che aveva dentro se non attraverso la scrittura. L’adolescente gli assomigliava molto fisicamente, e forse per alcune cose anche caratterialmente. Fatto stà che lei risultava una persona strana, usciva dalle righe ed era una figlia molto difficile, che non si lasciava imbrigliare, come un cavallo imbizzarrito: Per tagliar corto passiamo addirittura alla sua sessualità, che stranamente non aveva barriere di nessun tipo. Era normale come il mangiare e il bere, anche se questo risulta un eufemismo, dato che a quattordici anni divenne anche anoressica. E nello stesso periodo si fece sverginare da un uomo più grande di lei, perché all’epoca usava così. Se non lo facevi a quell’età eri demodé.

Ma andando oltre a questo episodio, cominciò a frequentare persone strane e di dubbia reputazione, tanto che, qui avvenne il primo episodio traumatico della sua vita.

Si era presa una cotta per il fratello di una sua amica, e gli voleva talmente bene che non ci trovò nulla di male quando lui gli propose di andare a far sesso in una casa in campagna che era di un suo amico, ma in quel momento vuota.

Lei lo seguì e con gli occhi pieni di amore si fece portare da lui fiduciosa e felice.

Quando arrivarono in questa casa cercarono la camera da letto e li si misero a fare l’amore, peccato solo che quando ebbero finito, lui fece un fischio e apparvero come dal nulla una decina di giovani ragazzi vogliosi che non si fecero nessun tipo di scrupolo. Lei non riuscì neanche a contarli, l’unica cosa che capiva era che uno ad uno la penetrarono, e lei era diventata come una bambola priva di vita.

Non reagì affatto, era pietrificata all’esterno, ma dentro si stava lacerando tutto quello che può essersi creata una ragazza di quell’età. E neanche la riaccompagnarono. La lasciarono lì che si stava chiedendo che diavolo era successo e sperando di svegliarsi presto da quell’incubo.

Ma quando riprese lentamente coscienza si accorse che non era un’incubo, era successo veramente, e questa fu la prima esperienza che cominciò a renderla sempre più strana. Ovviamente i genitori, ignari di tutto, non riuscivano a capire perché questa figlia aveva reazioni violente, con gli altri ma soprattutto con se stessa. E questo fu un segreto allora ed è rimasto tale ancora oggi. Aveva solo 14 anni, ma la sua visuale del mondo era già cambiata. Si odiava e soprattutto odiava il suo aspetto fisico che la rendeva facile preda degli uomini. E da lì in poi la situazione dentro casa divenne insostenibile. Il padre guardava attonito questa giovane donna, che cambiava fisicamente, e che faceva di tutto per levarsi di dosso quello che di bello madre natura gli aveva dato. La madre era esasperata e non capiva dove avesse fallito e non riusciva a porre rimedio a questo tornado furioso che gli si scatenava addosso.

Arrivata a 17 anni, dopo un’ennesima litigata fatta con la madre, in cui lei la prese per il collo e la sbattè contro la porta di casa, si rese conto che era finita. Non poteva andare avanti così. Cominciò ad allontanarsi dai genitori fuggendo con lo zaino in spalla e facendo l’autostop e fermandosi dove capitava. Si manteneva facendo i ritratti per strada, dato che una delle poche doti che gli erano rimaste era saper usare la matita con sapienza. Ma il problema di fondo era rimasto e una grande sofferenza la accompagnò per tutto quel periodo, facendo odiare se stessa sempre di più, e cominciò a fare uso di stupefacenti il più possibile, cercando di morire nella maniera più vigliacca che si possa scegliere. Il primo buco fu di morfina e poi piano piano le provò tutte. Andò anche in over dose, ma non morì. Il padre andò a cercarla diverse volte, ma quella che lei ricordava bene era quando, tornata dalla Francia,dove gli diedero il foglio di via perché ammalata, approdò a Milano con un tir della Merzario. Fu un ritorno allucinante. Veramente fu tutto allucinante, anche la sera che il padre l’andò a prendere e cercò forse per la prima volta di parlare con lei, piangendo, e lei che non l’aveva mai visto versare una lacrima, considerandolo sempre lontano da tutto, provò una gran tristezza nel vederlo così per colpa sua e tento di spiegargli tutto quello che aveva dentro e lui continuava a chiedergli il perché di questa violenza che gli era venuta fuori, e lei cercò di spiegarsi meglio, ma ovviamente omesse il fatto di essere stata violentata da una decina di stronzi ragazzi figli di papà che quel giorno non avevano di meglio da fare. Comunque lei era ammalata e fu ricoverata in ospedale e quando ne uscì, dopo un mese di degenza, cercò di comportarsi meglio possibile e cercando di farli felici, ma gli riusciva sempre di ottenere l’esatto contrario. Ora l’adolescente è una donna, che io ho continuato a frequentare e ad avere contatti con lei, è comunque sempre una persona che esce fuori dalle righe. Ama gli uomini profondamente ma poi altrettanto profondamente li odia. Ormai si è avviata su una strada di solitudine, che a volte gli pesa molto, ma è l’unico modo per non far del male agli altri. Avrebbe tanto bisogno di affetto e in certe reazioni è puerile, sembra una bambina di 50 anni, ma sa che anche l’affetto può portarla ad un’ ennesimo errore. Tutto quello che ho scritto su questa donna è reale e forse, se allora non fosse stata violentata, probabilmente avrebbe visto la vita meno dura. È solo una storia….come tante altre




tratto da "macedonia nera"

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